La sfida

È il dono di una poetica sublime che accarezza l’anima la Mostra personale di Nicoletta Tarli a Perugia, Rocca Paolina dal 1 al 15 settembre

IMG_0068webIl privilegio di conoscere Nicoletta in un caldo pomeriggio d’estate, nella dimora  più vera dell’amicizia. Con la mitezza dei grandi e la sensibilità di chi non ha bisogno di apparire per essere, le parole sono scivolate come pennellate, come quel colore che diventa forma, espressione, dolore, gioia, paura, sentimento, eleganza. La forma della sua arte è quasi morbida, accogliente, rassicurante, dal tratto pulito che parla la lingua di un percorso di vita. Racchiude le sfumature di un sogno reale. Quasi una fiaba, ma come ogni fiaba ha una morale a volte dolce, a volte sfumata, a volte chiara ma timorosa. E’ la donna e l’artista Nicoletta Tarli  che ci apre la sua anima “…Da sempre ho avuto la passione per la pittura.  Già da quando ero piccola coloravo tutto ciò che era bianco, poteva essere una parete o un foglio. Dipingevo qualsiasi cosa mi passava in mente, ad un certo punto della mia vita ancora molto giovane, ho voluto comunicare alle mie tele il mio stato d’animo in modo diverso. Ho descritto me, il mio mondo, la mia vita, me stessa, le mie angosce, le mie giornate. Una donna senza volto girata di spalle, spesso gobba, come se dovesse sopportare il peso sulle spalle ,una donna sofferente che faticava, una lavoratrice, con un fazzoletto in testa per nascondersi meglio, addirittura senza mani, farse perché  desiderava essere amata ,forse perché non aveva carezze, forse perché era sola!…Chissà! Case senza porte, case con sbarre alle finestre ma con i panni stesi, gatti neri come se quel gatto volesse o cercasse qualcuno. Tutto questo per 10 anni…  Ho continuato a comunicare questo alle mie tele, poi, stanca  di nascondermi  ho iniziato a rispondere alle persone che chiedevano, volevano sapere, vedere se questa donna era giovane o anziana.  Le ho dato finalmente un volto e le mani. Mani sproporzionate per  lei, mani che a volte nascondono un po’ il viso, la donna é quasi deforme. E’ VECCHIA, rughe che segnano la sofferenza, occhi lo specchio dell’anima, di un’anima in pena, di un’anima sempre alla ricerca di una carezza, di un profondo e amorevole sorriso o di una semplice ma profonda carezza. I colori sono però l’allegria di chi li osserva, i mie quadri nonostante tutto sono allegri, di un’allegria apparente perché li ho trasformati in fiaba, chi li guarda può al momento soffermarsi sull’apparenza, ma i miei quadri, come dice il pubblico, non si fermano mai sull’apparire ma regalano un qualcosa di più profondo. Con il tempo,in ogni mostra c’è stata un’evoluzione di quella donna, sono comparsi uomini, non più solo figure femminili, le case hanno cominciato, a volte non sempre, ad avere fiori sui davanzali, le finestre si sono liberate delle sbarre,talvolta anche le porte sono scomparse. Tante strade,  perché questa donna avrà  tanto da camminare o forse sta arrivando a quella meta che prima era solo un ideale. Da alcuni anni la donna è diventata più  bella, indossando a volte cappelli e abiti da gran dama,anche se si alterna, per confrontarsi, specchiarsi, con la donna di prima. Quest’anno la mostra è particolare, è dedicata alla mia malattia, ci sono tante novità, spaventapasseri, ballerine, spose, bambini, nature morte, ma risplende la luminosità dei colori che è strepitosa… vivi la vita …ti amo vita mia. Nella mostra alla Rocca Paolina dal1 al 15 settembre, sala Caminetto esporrò sessantacinque  quadri tutti olio su tela pezzi unici perché “LA SFIDA” è dedicata a me.